

Fabio Musati autore

Scrivere.
Chi scrive in realtĆ ? Certo, cāĆØ unāidea, un progetto. I più bravi hanno persino uno schema da seguire e caratterizzano il personaggio giĆ nella mente o si prendono un appunto a parte prima di farlo comparire sulla carta o sullo schermo del computer: ĆØ molto alto, magro, longilineo, di etĆ avanzata, il volto scarno ĆØ bianco come il latte, il naso aquilino, le labbra rosse come due ciliegie, ĆØ lento e metodico. Cose cosƬ, alcuni dettagli fisici, le sue abitudini, il linguaggio che usa.
Poi però anche il più bravo comincia a scrivere la sua storia e lƬ cambia tutto. Il personaggio si mette a fare cose non previste: si cala dalle finestre come una lucertola, le sue guance diventano rosso sangue, dimostra una forza che il suo fisico non avrebbe lasciato immaginare e lāautore ne ĆØ soggiogato.
Chi scrive in realtĆ ? Chi ĆØ alla guida di quella macchina automatica che si mette in movimento nel cervello e che allinea parole che subito diventano persone, luoghi, fatti?
Da quando uso gli occhiali sia per scrivere che per leggere, ho lāimpressione di calarmi in un liquido più limpido, dove le parole appaiono chiare e immediate, mentre sopra di me il mondo continua il suo torbido movimento.
Inspiro, inforco gli occhiali e mi immergo dentro le parole.
Quando scrivo uso un linguaggio diverso e non perchƩ lo cerchi. Arriva senza che lo pensi, comandato da zone del cervello che io non controllo.
Io. Io chi? Quello che parla o quello che scrive?
Se rileggo un mio racconto dopo mesi, me ne meraviglio, quasi non ne ho memoria. Sembra scritto da un altro. Forse lāha scritto un altro. Uno più bravo, più coraggioso, più audace. Più scrittore di quanto io non sia.
Estratto da l'Angelo Nero, il mio romanzo di Autofiction